La rabbia dell’ignorare il beneficio ricevuto

La prima parte di questo lavoro, dedicato all’ingratitudine, inizia prendendo in esame i fenomeni e le dinamiche connesse alle relazioni d’aiuto.
L’incapacità di riconoscere il valore del gesto d’aiuto trae origine da un deficit del modello di rapporto affettivo sviluppatosi nel corso dell’età evolutiva.
Proprio in questo periodo, infatti, la sperimentazione e la stabilizzazione di determinati stili di attaccamento fornisce la base per la costruzione della personalità. A partire dall’iniziale rapporto diadico madre-figlio, il bambino può sperimentare in famiglia una complessa serie di esperienze emozionali e di rapporti affettivi. Queste acquisizioni sono funzionali per l’affermazione di sé come individuo e come membro di un sistema sociale. Il gruppo dei pari permette poi di stabilire legami affettivi e di di attuare risposte autonome per adattarsi alla realtà circostante.
Quando questo processo non è equilibrato si creano dinamiche ambivalenti a livello affettivo.
Chi si sente incapace di bastare a se stesso cerca un sostegno nell’altro, che diviene testimone inconsapevole della propria debolezza quando non si coglie il valore reale del gesto di aiuto. In questo caso, alla gratitudine per un beneficio ricevuto, si sostituisce un sentimento d’ingratitudine, di rancore e di rabbia.

La seconda parte di questa sezione è dedicata ai principali concetti psicodinamici legati ai meccanismi di difesa implicati nell’eziologia del rancore. Il perdurare dell’utilizzo di tali meccanismi crea una struttura limitante che può distorcere le informazioni provenienti dall’ambiente.
In un rapporto basato sulla richiesta di aiuto si smuovono antiche memorie di relazioni su cui il soggetto fonda la lettura del reale. Tale dinamica è tipica della relazione di transfert in cui il soggetto ripropone la qualità del sentimento (positivo o negativo) sperimentato nel rapporto con le figure genitoriali. Nel caso dell’ingratitudine il sentimento di amicizia e di affetto viene completamente stravolto e si ripropongono i consueti meccanismi di difesa e di transfert.