La sindrome di Stendhal

I fenomeni d’interazione coinvolgono anche chi osserva l’opera. Possiamo ipotizzare che l’osservatore, in virtù delle proprietà quantistiche della materia, e delle interazioni delle particelle, dei microtubuli e delle aree del suo cervello, possa percepire l’entanglement trasferito dall’artista nella materia plasmata. Artista e osservatore diventano così attori e spettatori di una percezione cosciente fuori dal tempo.
La sindrome di Stendhal(1), anche detta “turismo dell’anima”, è una manifestazione di questo evento. Si tratta di un particolare stato vissuto da persone in visita in un paese straniero ricco d’arte. Partite da casa in uno stato di benessere psichico, davanti ad un’opera d’arte queste persone sperimentano senso di soffocamento, vertigine, stato confusionale, tachicardia, svenimento e senso di irrealtà. Sintomi che vengono generalmente considerati episodi acuti di scompenso psichico.

Ma cos’è in realtà questo fenomeno?
Come abbiamo più volte accennato la vera arte proviene dallo Spirito, attraversa l’anima e non può che essere sacra. Tuttavia, nella “traduzione” dal profondo, l’informazione viene diversificata in virtù della natura soggettiva della mente, subendo una perdita parziale dell’oggettività. Il messaggio originario può comunque essere percepito e, se l’osservatore non ha una struttura psicologica adeguata a gestire una percezione che va molto oltre la realtà materiale, può provocare disorientamento.
Sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, è possibile definire la sindrome di Stendhal come un “corto circuito” delle strutture cerebrali che, tentando di decodificare un’informazione complessa, sono “costrette” a un uso insolito delle connessioni. Pertanto, tale “sindrome” non può essere considerata una patologia, ma un tentativo di far fronte a una percezione profonda a cui l’essere non è “pronto”.

NOTE:

(1) ^ Il nome di questo fenomeno deriva dalla definizione coniata dalla psicoanalista Graziella Magherini in riferimento alle emozioni descritte dallo scrittore francese Marie Henry Beyle, in arte Stendhal, durante una visita alla basilica di Santa Croce. Egli fu colto da una crisi che lo costrinse ad uscire all’aperto per riprendersi da una improvvisa reazione psichica. Le cause di tali stati non pare siano riconducibili a particolari artisti, ma alle caratteristiche di alcune opere unitamente alla estrema sensibilità di chi le osserva (Graziella Magherini. La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell’arte. Ponte alle Grazie. Firenze, 2003).