Termine

Confine, blocco di pietra che evidenzia i limiti d’una proprietà. Ciascuno dei due momenti temporali entro cui avviene qualcosa; spazio di tempo compreso tra due estremi per lo più determinati; il punto estremo di qualche cosa, o il momento in cui cessa di essere. Condizione a cui si giunge. Parola, vocabolo o locuzione, che serve a denotare un oggetto o definire un concetto.

Percorso etimologico

Dal latino termĭnus (termine, fine, confine, pietra di confine, limite, conclusione)(1) che, nel medioevo, ha acquisito anche i significati di parola e vocabolo. Dal greco τέρμα [terma] (fine, limite, scopo) e tέρμων [termon] (termine, limite). Tali termini derivano dalle radici sanscrite TṚ, TṜ che indica il “muovere da un punto per arrivare (ṛ) ad un altro(t)”, trapassare, andare al di là, andare oltre, attraversare, fendere. Da questa radice sanscrita deriva il verbo tṝ, tarati (attraversare) e il vocabolo tiras (attraverso, oltre). Nel significato originario delle radici, pertanto, coesistevano i valori del limite e del superamento dello stesso.

Traduzione del termine in sanscrito

In sanscrito per la parola “termine” (nel senso di limite spaziale e temporale, o parte finale di una parola e di una frase) si trova anta (fine, limite estremo, confine, conclusione, morte, pausa, bordo, prossimità, quantità completa, confine, vicinanza, presenza, condizione, natura). Nel significato specifico di “parola” si usa pada (termine/parola o parola declinata, parte di un verso, segno, periodo in una progressione aritmetica, base di un oggetto inanimato, colonna, piede come unità di misura, radice di un albero, raggio di luce, punto cardinale).

NOTE:

(1) ^ Cfr. Tèrminus: Termine, la divinità cui erano consacrati i confini dei campi.