Forma e Vuoto

Forma

Aspetto esteriore con cui si configura ogni oggetto corporeo o fantastico, o una sua rappresentazione. In molti casi, il concetto di forma si chiarisce nella sua diretta contrapposizione a quello di materia o di contenuto. Come termine grammaticale, ogni aspetto morfologicamente determinato della parola. In senso concreto, oggetto che serve a dare forma determinata a qualche cosa, e che può essere costituito da un corpo cavo che riceve in sé la materia da formare, o da un solido sul quale la materia si adatta e si tende.
Dal latino forma (forma, impronta, modello, sagoma, conformazione, figura, bellezza, apparenza, immagine, apparizione, aspetto, piano, idea) che viene fatto risalire al greco φορά [fora] (azione di portare, fardello, spostamento), da φέρω [fero] portare, produrre, recarsi, apportare, arrecare, sopportare, offrire.
Forma deriva dalla radice indoeuropea PHṚ, PHAR “prendere [hṛ/har] ciò che è puro [p]”, “far maturare”, “cogliere ciò che è maturo”, da cui derivano i termini sanscriti phala (frutto guadagno) e phalin (produttivo, albero da frutta), il greco φέρμα [ferma] (frutto della terra) e quelli latini fructus (frutto, godimento) e frugifer (fertile, fruttifero).

Traduzione del termine in sanscrito

In sanscrito esistono diversi termini che indicano la forma, tra i quali: mūrti (forma, manifestazione formale, incarnazione, rappresentazione, divinità e le sue caratteristiche; rūpa (forma, qualsiasi apparire di fenomeno, figura, immagine, riflesso, peculiarità, colore, carattere, qualsiasi forma di un nome e di un verbo, segno, sintomo, unità aritmetica, numero assoluto e conosciuto). Rūpa deriva dalla radice RU dal significato di “giungere (r) con forza (u)”, “arrivare con intensità” in riferimento ai suoni e, a volte, ai suoni e movimenti.
Interessante notare che il termine mūrti indica sia la “forma manifestata” sia la divinità, mentre rūpa indica la “forma nel fenomeno”.

Vuoto

Privo di contenuto, che non contiene nulla, che non ha nulla dentro di sé. Che non contiene ciò che dovrebbe o potrebbe contenere. In matematica, l’insieme vuoto (o nullo). Lo spazio vuoto, supposto privo di qualsiasi materia. Forte rarefazione che può ottenersi in un ambiente con vari sistemi. Lo spazio libero da corpi solidi o liquidi (ma non dall’aria). Recipiente, contenitore vuoto.
Dal latino volgare vocĭtus, da vacĭtus, part. pass. di vacēre (vuotare). Vacēre deriva dalla radice indoeuropea VAC il cui significato è “si diffonde (v) tutto intorno (ac)”, voce, parola suono. Da VAC deriva il greco ἠχώ [eco] (eco) – la diffusione del suono nello spazio vuoto – e i termini latini vāgīre (risuonare) ed echo (eco).

Traduzione del termine in sanscrito

Il termine vuoto corrisponde al sanscrito śūnya (vuoto, deserto, vacante, non esistente, indifferente, libero da, innocente) che deriva da śūna (assenza, mancanza, l’essere vuoto, incrementato, aumentato, accresciuto, gonfio).
Il vuoto non è solamente “immobile” ma “cresce”, indica quindi sia “l’assenza di…” sia “l’incremento di…”.