Dal Caos un percorso verso il Nulla – 1

Studio del termine Caos

Caos – Grande disordine, confusione, di cose o anche d’idee, di sentimenti.

Filosofia

Nelle antiche cosmologie greche, il complesso degli elementi materiali senza ordine che preesiste all’universo ordinato, ovvero la gran “lacuna” o vuoto originario precedente la creazione del “cosmo”.
Questo “vuoto” non era identificato con lo spazio infinito privo di contenuti, ma come uno stato indefinito “aperto” prima del suo costituirsi in forme stabili e definite.
In seguito, soprattutto con Platone, assunse il significato di “ricettacolo” della materia originaria da cui, attraverso l’azione del Demiurgo (principio ordinatore), si sarebbe originato il mondo come un tutto ordinato (cosmo).

Matematica e Fisica

Il termine caos ha assunto importanza soprattutto nello studio dei sistemi complessi: un sistema che, dopo un certo intervallo di tempo, ha comportamenti del tutto imprevedibili, benché deterministici.
Si parla di caos deterministico quando, in sistemi retti da leggi evolutive deterministiche, una minima variazione nelle condizioni iniziali produce stati molto diversi (ad esempio il cosiddetto effetto farfalla).
Il concetto di caos deterministico è stato introdotto tramite l’osservazione di sistemi complessi che oscillano attorno a particolari punti di attrazione(1) chiamati strani o caotici.
Tali punti sono il risultato del ripiegamento su se stesse di infinite traiettorie in un processo di dilatazione e contrazione.

Percorso etimologico

Dal latino chăos (caos, massa confusa ed informe dalla quale si formò il mondo, il vuoto, lo spazio infinito, la divinità Caos, gli Inferi). A sua volta deriva dal greco χάος [caos] (abisso, apertura, caos), che ha origine dalla radice greca χα- [ca] che si ritrova nei verbi χαίνω [caino] (aprirsi, essere aperto, restare a bocca aperta), χάσκω [casko] (restare a bocca aperta, sbadigliare) e χάσμα [casma] (voragine). Χα- [ca] deriva dalle radici indoeuropee KHA, KA e KAV.
Il termine greco caos deriva foneticamente dall’unione dei suoni proindoeuropei KA + AU + S: KA è la vibrazione creativa; AU è il suono vocalico simbolo dell’inizio dell’universo (“Auṃ”) e S indica il collegamento, l’unione e l’interazione universale. Nello zen e nel taoismo, il caos è identificato con la potenza primordiale.

KHA
“si sposta [ha] con moto curvilineo [k]”: “spazio cavo”, “spazio vuoto”, “nebulosa primigenia”(2).
Da KHA derivano il sanscrito KHA (“spazio vuoto”, “spazio cavo”, “cavità”), il greco χάος (“spazio vuoto”, “spazio infinito”) e il latino chaos (“spazio vuoto”, “spazio infinito”, “caos”).

KA
“porta a compimento [a] un moto curvilineo [k]”.
Da KA derivano il sanscrito KA acqua, luce, spazio cosmo, felicità, gioia, Acque Lucenti.

KAV
“movimento [k] che offre inni in favore di [av]”, “offrire inni [av] tutt’intorno [k]”, “celebrare le lodi”, “poetare”, “favorire”, “vegliare”.
In sanscrito kav, kavati si trovano gli stessi significati di lodare”, offrire inni agli dei, poetare.
In greco la radice si trasforma in: k = k/p; a = o/oi; v = Ϝ (che cade), come in κοέω [koeo] (percepire, comprendere, sentire) e in latino: k = c/f; a = a; v = v. Il latino, a differenza del greco, ha continuato a pronunciare il suono “v” come in căvum, che indica qualcosa “che ha il vuoto dentro” (cavità, buco, depressione, tana). In latino căvum ha lo stesso significato di văcŭum (spazio vuoto), ma le radici CAV e VAC sono speculari, con le consonanti invertite(3).

Ka – Tempo e Arte

Da KA deriva anche la radice sanscrita KAL (arriva [ṛ(4) /al] con moto curvilineo [k): fare un suono tutt’intorno, chiamare, calcolare, numerare, contare, suonare, agitare, vibrare, pensare, reputare, elaborare. Da questa radice derivano, tra gli altri, i termini:

Kāla che ha i significati di: nero, blu scuro, tempo, tempo infinito, punto del tempo fisso o esatto, attimo, tempo come ciò che conduce agli eventi le cui cause sono impercettibili alla mente dell’uomo, occasione, stagione adatta, nome di Shiva, morte. Questo termine potrebbe descrivere il “segno” (inchiostro nero) dell’istante temporale che non è entità indipendente, ma infinita sequenza di attimi vicina allo Zero. La vibrazione “disegnata” dai tratti neri nella successione degli attimi diventa arte(5).

Kalā che ha i significati di: arte, una parte dell’intero, 1/16, parte del tempo astronomico, ecc.

In greco si trova il termine kairos [καιρός] (momento opportuno, occasione, opportunità, tempo) che indica il tempo ciclico, il tempo correlato alla coscienza, il “carpe diem”.
Cogliere il momento in cui, attraverso la consapevolezza, il tempo diviene l’occasione della percezione dell’Attimo. Il “tempo di Dio”.

Anche il termine “quanto”, che corrisponde al termine sanscrito “ka-vant” (colui che va), deriva dalla medesima radice protoindoeuropea KA di “tempo”. Caos assume quindi la connotazione di “configurazione quantistica deterministica” che, attimo per attimo, costituisce il substrato materiale/energetico di cui l’essere dispone per l’opportuna sperimentazione della libertà nella creazione.
Da questo scaturisce una concezione del Tempo come Caos deterministico in ogni istante variabile. Ogni attimo modifica il Caos. Il tempo non scorre ma è la modifica del Caos deterministico in ogni fotogramma spaziotemporale, attimo per attimo.

NOTE:

(1) ^ Attrattore, in fisica, è il luogo dei punti dello spazio delle fasi a cui tende nel tempo la traiettoria di un sistema complesso, quali che siano le condizioni iniziali (il sistema è «attratto» da questo insieme di punti).

(2) ^ Cfr. la radice indoeuropea KHĀ [k+hā]: “effetto dell’azione [-a] di formare uno spazio vuoto [kha]”. Con l’ampliamento della n diviene khan (scavare).

(3) ^ Interessante è la radice greca AR che significa nodo che lega, che sistema, che rende saldo ciò che era instabile, che ordina il disordine. Unendola alla radice CA(V) si può formare la parola “ar-cav-e” che diventa “arcae” e infine, “archè” [ἀρχή]. “Archè” significa inizio, punto di partenza. In sanscrito, gli stessi suoni, esprimono concetti simili: A (il principio assoluto), R (la regola), K (vibrazione creativa).

(4) ^ La L è una tarda variante fonetica della consonante “r” o “ra” (regola, effetto dell’azione di raggiungere, entrare in possesso, acquisire, concedere). L’aggettivo “ra” significa “che acquisisce, che possiede, che offre”. L come “muovere verso, raggiungere” indica sia l’azione di “congiungere per trattenere” sia l’azione di “liberarsi di/da”.

(5) ^ Il termine Kālaka indica la pupilla, la parte nera dell’occhio.

FONTI:

Rendich Franco. Dizionario etimologico delle lingue classiche indoeuropee. Palombi Editore. Roma, 2010.

www.treccani.it