Meccanismi di difesa nel rancore

Meccanismi di difesa nella clinica psicodinamica

Nell’ambito degli studi di clinica psicodinamica si distinguono processi difensivi primitivi e processi difensivi secondari: le difese primitive attengono al confine tra il Sé e il mondo esterno mentre le difese secondarie, ritenute più evolute, si riferiscono ai confini intrapsichici come quello tra io esperienziale ed io operante.
Tra gli schemi difensivi primitivi, presenti nell’ingratitudine, sono di rilievo il controllo onnipotente, l’idealizzazione, la svalutazione e la proiezione.

Controllo onnipotente: nasce in età infantile, come normale fantasia di onnipotenza quando il bambino non distingue ancora tra fonte interna ed esterna degli eventi. Durante la crescita, il senso di onnipotenza subisce una drastica e graduale diminuzione. Se tale meccanismo diventa un tratto stabile di personalità, la rappresentazione della realtà è irrimediabilmente compromessa poiché l’individuo assume caratteristiche della personalità psicopatica in quanto incapace di distinguere tra mondo interno ed esterno.

Idealizzazione: consiste nell’attribuire a sé o ad altri caratteristiche esageratamente positive. La tendenza a idealizzare è genericamente diffusa: tutti, in un modo o nell’altro idealizzano e nel farlo distorcono la percezione dell’altro, soprattutto nelle relazioni affettive. Questa tendenza trae origine nella primissima infanzia, quando il bambino nel costruire la relazione con la madre distingue tra “oggetti ideali” e “oggetti cattivi”. Per effetto di tale scissione tutte le esperienze positive sono attribuite agli “oggetti ideali” mentre tutta l’ostilità e tutte le esperienze cattive sono attribuite all’attività degli “oggetti cattivi” o “persecutori”(1). il processo difensivo dell’idealizzazione è tipico della personalità narcisistica: l’istanza interiore di perfezione espressa esteriormente nelle varie forme della ricerca dell’avvenenza, del potere, del riconoscimento altrui, trae origine da un uso sistematico dell’idealizzazione, perché il Sé deve essere perfezionato per poter essere amato anziché essere accettato così com’è(2).

Svalutazione: è connessa all’idealizzazione e subentra nel momento in cui s’interrompe la dipendenza emotiva e si avvia il processo della separazione-individuazione. Nel rapporto genitori-figli spesso accade che il figlio svaluti la figura del genitore precedentemente idealizzata, tale passaggio costituisce una fase naturale del processo di crescita verso l’autonomia. Nel tempo, il giovane supera la svalutazione attraverso il recupero affettivo della figura genitoriale. Laddove la sfera dell’affettività non è adeguatamente sviluppata i contenuti svalutativi resteranno immutati nel tempo e spesso saranno accompagnati da sentimenti di rancore e di invidia.

Proiezione: “consiste nell’attribuire ad altri i propri sentimenti, impulsi, pensieri inconsci e inaccettabili”(3). In questo meccanismo di difesa manca la percezione del confine psicologico tra il Sé e il mondo. Il soggetto proietta sugli altri ciò che è presente come contenuto rimosso o non cosciente falsando la concreta identità di se stesso. Nella sua funzione adattiva, questo meccanismo è la base dell’empatia.

Tra i processi difensivi secondari che possono essere utili alla comprensione delle dinamiche del rancore si individuano la razionalizzazione, l’acting out e la formazione reattiva.

Razionalizzazione : processo difensivo con il quale la mente inventa spiegazioni del proprio o altrui comportamento con coerenza logica ma non corrette in relazione all’esame di realtà. Le affermazioni sono funzionali per giustificare azioni proprie o degli altri.

Acting out: atto aggressivo che insorge in conseguenza di dinamiche transferali. La persona realizza desideri e impulsi in modo non riflessivo e incontrollato esprimendo un conflitto emotivo irrisolto.

Formazione reattiva: processo difensivo che permette di sostituire impulsi, comportamenti, pensieri, emozioni angosciosi o inaccettabili con manifestazioni equivalenti ma diametralmente opposte.

Chi si sente debole può avere il bisogno di essere aiutato. Incapace di bastare a se stesso cerca nell’altro un sostegno. Tuttavia, se non coglie il valore amicale e affettivo del gesto di aiuto, l’altro viene percepito come testimone della sua debolezza e diventa lo specchio che riflette i suoi deficit. Pertanto colui che offre aiuto diviene oggetto di risentimento, mascherato grazie all’attivazione di una formazione reattiva (camuffa l’odio nel suo opposto e manifesta sentimenti di amicizia e affetto). Successivamente, quando il senso dell’io si è rafforzato, può subentrare un acting out, una reazione improvvisa e incontrollata, giustificabile con una razionalizzazione (“ho ritenuto giusto agire in questo modo perché…”).

NOTE:

(1) ^ Nella teoria delle relazioni oggettuali, di cui Melanie Klein è uno dei più autorevoli rappresentanti, si ipotizza che il bambino proietti sullo stesso oggetto (il seno materno) le pulsioni fondamentali di vita e di morte. La proiezione sullo stesso oggetto di due pulsioni dicotomiche crea nel bambino un’ambivalenza generatrice di ansia che viene bloccata dal meccanismo di difesa della scissione dell’oggetto in un oggetto buono, quindi rassicurante, ed in un oggetto cattivo, persecutorio. Questa scissione diventa poi una sorta di circuito mentale abituale per cui il bambino proietta il suo amore sull’oggetto “buono” e la sua aggressività sull’oggetto “cattivo” e dall’altro introietta l’amore dell’oggetto buono e la persecutorietà di quello cattivo. Le qualità di oggetto “buono“ o “cattivo” nella teorizzazione della Klein hanno carattere fantasmatico e, pertanto, non sono necessariamente legati a vissuti reali.

(2) ^ Nancy Mc Williams. La diagnosi psicoanalitica. Struttura della personalità e processo clinico. Astrolabio Ubaldini. Roma, 2012.

(3) ^ Vittorio Lingiardi. La personalità e i suoi disturbi. Lezioni di psicopatologia dinamica. Il Saggiatore. Milano, 2004, pag. 149.

FONTI:

Nancy Mc Williams. La diagnosi psicoanalitica. Struttura della personalità e processo clinico. Astrolabio Ubaldini. Roma, 2012.
Vittorio Lingiardi. La personalità e i suoi disturbi. Lezioni di psicopatologia dinamica. Il Saggiatore. Milano, 2004.
George Eman Vaillant. Ego Mechanisms of Defense: a Guide for Clinicians and Researchers. American Psychiatric Press. Washington DC, 1992.
Hanna Segal. Introduzione all’opera di Melanie Klein. Martinelli Editore, Firenze 1975.