Come e Perché

Paola Pietroletti – Mondi quadrati (Courtesy Arte Quantica)

Come è iniziato l’universo? Nella mia Mente il MIO… è così per ogni essere, da quando è cosciente.

Prima Legge, da affidare a una Entità che agisce o a una Realtà Divinamente fatta così. Poi, lo sviluppo di altre leggi. Dopo, apparente caos e/o ancora leggi. Dallo Zero appare l’Uno, l’uno diviene il due, il due diviene tre e il tre diviene il molteplice.
Su questo tema, la coscienza umana avrebbe bisogno di ipotesi che non fossero solo metafisica e teologia, bensì scienza reale, ma la censura cosmica della singolarità del Big Bang lo impedisce. Allo stesso modo in cui, prima della nascita, la censura mentale ci impedisce di sapere cosa pensavamo.
Sembra proprio così, ma lo è davvero?

E se l’intero sistema universo funzionasse come un’unica Sinfonia di Leggi? Una Sinfonia non osservabile con le limitate possibilità delle menti, coscienza subordinata alla necessità di pensare nel “tempo”?
E se fosse l’intuizione il ponte tra il sistema e l’essere?

Il tempo è solo un obbligo del pensiero, non va introdotto, come fa la fisica, nella matematica di un universo già organizzato con leggi Reali, non “pensate”.
Purtroppo, mancando una visione d’insieme (che potrebbe essere innanzitutto filosofica), la concezione dell’universo si frammenta in molteplici teorie scientifiche, che tendono a spiegare “separando”. Teorie che si tenta poi di unificare con equilibrismi, arrotondamenti matematici e calcoli “normalizzati”. Peccato che da queste teorie rimangano escluse “forze” sconosciute, ad esempio la gravità (sempre che siano forze).
Infatti come andare nel “tempo”, e con il tempo che scorre, a “misurare” la “forza” di gravità utilizzando i quanti? Con un microscopio non vedo le galassie!

Non c’è “tempo” per elaborare (che parola illusoria) una teoria unica in grado di spiegare e descrivere l’universo. Dobbiamo teorizzare (o ipotizzare) una condizione senza tempo, con uno spazio Punto.
Come usare, allora, la mente senza il tempo (come il protone, particella immortale) ma nell’evoluzione in un apparente tempo (che lega le immagini di attimi dell’universo e della vita di stelle) per conoscere il “Perché” del “Come”? La nostra ricerca, in quanto esseri coscienti, è mirata a capire dove siamo, dunque il perché del come.
La nostra esistenza, e coscienza, e scienza, non ci porteranno a unificare teorie o forze presenti nell’universo, sono Già Unite, indipendentemente dall’osservatore. Noi osserviamo e comprendiamo solamente la Realtà.

Siamo sicuri che quanto serve all’evoluzione della consapevolezza umana (i miliardi di morti per la fame, le guerre di religione e razziali, le dittature e l’inquinamento) permetta oggi un’esistenza migliore? È migliore oppure è una fase come tante?
Forse una coscienza interagente con l’intero sistema consentirà un’universalità che sarà l’emblema di chi saprà cambiare, nel suo “grande piccolo”, la coscienza universale, il suo obiettivo: componente prodotta dal brodo cosmico per conoscere, attraverso il sapore dei suoi ingredienti, il proprio stesso “come”, e se esista o meno un Cuoco.
Nell’Armonia Universale di ciò che ci compone e ci contiene, giungere a soluzioni contraddittorie o irreali, permette l’evoluzione della coscienza?
Se il caos è libertà, conoscere la Realtà è maggiore libertà!

Abbiamo bisogno di essere consapevoli dell’Armonia della Creazione e dell’Inizio del percorso dell’universo, un percorso che ha portato sino a noi. Questa consapevolezza ci farà comprendere l’organizzazione della mente e delle sue capacità anche matematiche, ma non spazio-temporali (unite inutilmente): necessità mentali per gestire l’illusorietà cosciente e libera dell’essere(1).

NOTE:

(1) ^ Vedremo più avanti nel testo l’ipotesi dei Quattro Sistemi in interazione, un’ipotesi da discutere.