La Sinestesia

Il termine sinestesia(1) indica una contaminazione tra i cinque sensi nella percezione della realtà (dal greco syn, ‘unione’, e aistesis ‘sensazione’, ‘percezione’). Ciò avviene perché i nostri sensi pur essendo autonomi, non agiscono in maniera del tutto isolata e distaccata dagli altri, ma in modo collegato, così un tipo di stimolo percettivo ne evoca spontaneamente un altro.
Il primo a studiare il fenomeno della sinestesia fu Francis Galton (1880), il quale notò che un certo numero di persone sembrava essere in grado di avere un’esperienza percettiva che interessava diverse modalità sensoriali in risposta a stimoli di una specifica modalità. Poteva capitare, ad esempio, che le note musicali evocassero particolari colori, e la stessa cosa poteva accadere con le lettere e i numeri.
Evidenze sperimentali suggeriscono che la sinestesia sia un fenomeno sensoriale vero e proprio, e non un processo mnemonico associativo(2), come una sorta di “confusione sensoriale” sopravvissuta nel percorso evolutivo umano. Sembra che questa caratteristica abbia accompagnato gli uomini fin dalla loro comparsa sulla terra e si sia mantenuta nel corso dell’evoluzione in quanto porta vantaggi cognitivi nei soggetti che la possiedono. Le persone che presentano questo tipo di capacità, infatti, ottengono ottimi risultati nei test di memoria, perché sfruttano la sinestesia per ricordare numeri e dati. Nei soggetti sinestesici si manifesta inoltre una spiccata creatività(3) e si nota una maggiore incidenza delle seguenti caratteristiche: mancinismo, scarso senso di orientamento, deficit dell’attenzione, autismo, dislessia, epilessia(4).
La sinestesia è un fenomeno più comune nelle donne, e presenta maggiore incidenza nei membri di una stessa famiglia. È sette volte più frequente negli artisti, nei poeti e nei letterati, tanto che si potrebbe definire non solo una fusione sensoriale, ma anche un’idea artistica. Un esempio emblematico è stato Kandinsky, che ha esplorato la relazione tra suono e colore mescolando colore, luce, danza, ritmo.
Dal momento che sono stati osservati fenomeni sinestesici in soggetti in meditazione, si potrebbe ipotizzare che questa pratica induca la formazione di nuovi collegamenti neurali, quindi una maggiore integrazione funzionale delle aree cerebrali. Si tratterebbe di un tentativo di ottimizzare le risorse disponibili per ordinare e rendere utilizzabili le informazioni acquisite. In poche parole la sinestesia potrebbe nascere dal bisogno di riorganizzare il cervello per renderlo adatto a raccontare l’esperienza interiore vissuta.
Le persone sinestesiche avrebbero, quindi, maggiori interconnessioni cerebrali rispetto alla norma, anche tra aree apparentemente distanti.

NOTE:

(1) ^ Il fenomeno della sinestesia è studiato in tutto il mondo e considerato frutto di processi profondi della nostra psiche. Cfr. Devin Blair Terhune, Sarah Tai, Alan Cowey, Tudor Popescu and Roi Cohen Kadosh. Enhanced Cortical Excitability in Grapheme-Color Synesthesia and Its Modulation. Current Biology, Volume 21, Issue 23, 2006-2009, 17 November 2011).

(2) ^ V.S. Ramachandran e E.M. Hubbard. The Phenomenology of Synaesthesia. Journal of Consciousness Studies, 10, No. 8, 2003, pp. 49–57.

(3) ^ David Brang e Vilayonur Ramachandran. Survival of the Synesthesia Gene: Why Do People Hear Colors and Taste Words? PLoS Biol 9(11): e1001205. doi:10.1371/journal.pbio.1001205, November 22, 2011.

(4) ^ Julian E. Asher, Janine A. Lamb, Denise Brocklebank, Jean-Baptiste Cazier, Elena Maestrini, Laura Addis, Mallika Sen, Simon Baron-Cohen, Anthony P. Monaco. A Whole-Genome Scan and Fine-Mapping Linkage Study of Auditory-Visual Synesthesia Reveals Evidence of Linkage to Chromosomes 2q24, 5q33, 6p12, and 12p12. The American Journal of Human Genetics 84, 279–285, February 13, 2009.