Ricerca dello Zero Point Energy nel BoNu – IV parte
Dovendo collegare tutte le leggi del cubo di Penrose, ricondurle ad una ed essere in grado di unificare le varie forze e le diverse leggi, bisogna capire/sapere dove si è appoggiato, all’inizio del disegno, il pennarello o… serbatoio di colore-energia B0Nu. Lo abbiamo fatto con l’ipotesi esposta in questo testo.
L’importante per ora è capire come sia necessario cambiare la geometria che regola il sistema “punto per punto” mentre si procede.
Consideriamo di nuovo il nostro cubo, ad un solo attimo dalla teorica implosione esso assume una certa conformazione geometrica (fig. 2), che dopo “un attimo” cambia (fig. 1). Che meraviglia la geometria variabile!
Nella fig. 1 è rappresentato lo Zero Point Energy (ZPE). Rimettendo i punti dei vertici tratteggiamo il secondo probabile cubo.
È un attimo, meno di un secondo… un Planck… forse… ecco! Un “pezzettino” di spazio infinitesimale che chiamiamo “un attimo”. La parte posteriore del cubo non è disegnata, la linea tratteggiata corrisponde a una delle soluzioni di collasso nel punto zero, la linea continua ad un’altra.
Cambia la dimensione, perché la curvatura spazio temporale non permette la presenza di una linea retta: maggiore è la curvatura spazio temporale e meno è possibile produrla. C’è un aumento della curvatura spazio-Bordo Nulla… È chiaro adesso il “giochino”?
Nello stesso momento in cui ci si introduce, per un attimo, dentro dimensioni protese verso lo zero, si modifica la struttura stessa del cubo. Passano tanti attimi, e questa nuova struttura diventa lo stesso cubo del precedente attimo, con le leggi al completo. Quindi, col passare di una quantità più vasta di spazi attimo, abbiamo sempre Zero Point Energy (ZPE)… BoNu. Il cubo di Penrose diventa come quello rappresentato in fig. 1.
Cosa succede dopo che sono passati molti attimi spazio? Che la curvatura ricade su se stessa… poi ricade ancora su se stessa… poi ricade ancora su se stessa… fino a divenire un punto. La massima curvatura spazio temporale si ha quando le due frecce (fig. 3) fanno sparire la linea retta del tempo.
La curvatura ricade così tanto su se stessa da ridursi ad un anello del “forellino nero” disegnato (fig. 3a). La geometria cambia del tutto.
Ora ripercorriamo tutto il cammino: all’inizio sono state disegnate delle linee rette (cubo normale). Le linee rette però probabilmente in realtà non esistono perché in prossimità della materia lo spazio è curvo. Si dice che il frammento di un’immensa curva sia una linea retta, ma non è vero, o quasi.
Dopodiché, in un attimo in cui mi avvicino a far implodere graficamente (in teoria con la coscienza) le leggi all’interno delle dimensioni più profonde, dove esse si dirigono verso la teoria unificante, osservo un aumento della curvatura (fig.3a).
In prossimità dello Zero Point Energy, fingendo che siano passati tanti spazi momenti, la curvatura spaziale è massima (fig. 1). Mano a mano che il cubo rimpicciolisce aumenta la curvatura, perché si ricade sull’inizio dell’universo, sulla massima curvatura concepibile.
Qual è la minima curva concepibile? È la curva adiacente al punto, cioè in prossimità dello zero. Non è il punto, è la sequenza (non infinita) di punti attorno ad esso (fig. 3a). Cioè “più o meno” come il nostro universo, rispetto all’infinito naturalmente, e agli innumerevoli universi nei “dintorni”.