Ricerca dello Zero Point Energy nel BoNu – II Parte
Parlando di spazio e delle sue tre dimensioni (escludendo il tempo), immaginiamo di costruire un cubo a partire da assi cartesiani indicanti (h) altezza, (l) larghezza e (p) profondità (fig. 1). Immaginiamo poi che il cubo inizi a implodere nel punto centrale: è la rappresentazione della tendenza a tornare all’inizio della nascita dell’universo.
Lì, le leggi che attualmente si crede governino la fisica cambiano valore: non vale ad esempio la relatività (E=mc2), né tutte le altre con cui abbiamo organizzato, a livello teorico, la nostra coscienza individuale. O meglio, ciò che essa ha organizzato tramite l’illusione.
Tutte le leggi, nella ricerca della Realtà della coscienza e della conoscenza, alla fine convergono. Non possiamo farci ingannare. Avete presente i quark, lo Zero Point Energy(1)? Arrivati allo Zero Point Energy di cosa parliamo? Di zero.
Da dove è venuto l’universo? Dallo zero.
Subito dopo lo zero, qual è la geometria applicabile/utilizzabile? Non è certo quella che usiamo attualmente.
Tendere a conoscere è arrivare con il come al perché, quindi allo zero.
Considerando la rappresentazione in figura 2 possiamo dire che tutte le leggi inserite nel cubo sono la coscienza che ha l’essere dello spazio tempo. Se esiste la tendenza ad andare verso il quark, lo Zero Point Energy, si deve assumere la propensione dell’essere a dirigersi, dal massimo punto di coscienza, verso lo zero (ma se va al punto di coscienza, l’essere cos’è?). Non c’è un aumento.
Lo sviluppo della coscienza forse non è solo un incremento numerico: 1; 1,1; 1,2; 1,3… al contrario, procede tendendo allo zero. Per questo gli scienziati vanno a studiare fino allo zero dell’inizio dell’universo, l’atomo, il suo nucleo, i quark… zero. È la Provenienza l’obiettivo e si trova nello Zero Inizio. Dovremmo smettere di considerare solo in un modo le progressioni matematiche (1, 2, 3…). È una concezione falsa, da sostituire con quella vera di “inverso” in matematica (1/1, 1/2, 1/3…). Procedendo nell’evoluzione, infatti, la numerazione diminuisce, non aumenta. La quiete profonda della mente (energia, movimento, forma, fenomeno) può portare, in un attimo di annullamento, a una supercoscienza (intuizione).
L’aumento della coscienza è la tendenza a conoscere lo zero, lo spazio quantico è il Vuoto, il Bordo Nulla! La gravità è l’effetto conseguente al “risucchio” del vuoto.
Le cose vengono scoperte quando sono fatte a pezzi: metà, un quarto, di meno, di meno… anche l’essere è più facile da riconoscere e da individuare se considerato pezzo per pezzo, perché diminuisce la sua complessa e articolata unicità: essere senziente, poi molecole, elementi, atomi, quark, vuoto… La conoscenza è lo studio che seziona l’intero universo.
Che cosa è la matematica? E i numeri?
Che cosa è la ricerca matematica?
Che cosa è la filosofia?
La teologia?
Che cosa è la ricerca di Un Assoluto?
Che cosa è la fisica? La metafisica?
Tutto ciò è ricerca nell’evoluzione effettuata dallo stesso suo prodotto, la massima consapevolezza del momento che va alla ricerca dell’inizio (zero); di chi è (la provenienza, il nulla) e di come sia il sistema che lo contiene (Big Bang, e prima Zero, Nulla). L’obiettivo intero, nel suo complesso, è dato dalla coscienza dell’Attuale risultato.
Come si può definire la coscienza completa? La coscienza delle leggi dell’intero universo. La consapevolezza intera dell’unico universo in cui siamo, il “guscio di noce” che ci contiene.
Uno! E basta! Quanto volete sapere? Uno Universo! Ho solo questo a disposizione.
Trovandomi in un universo, una volta capito Uno, sono andato a vedere fino a Zero, e ho intuito qualcosa. Se sia vero non lo so!
Il percorso, il processo evolutivo, non è 1, 2, 3, 4 , 5, 6…; è la consapevolezza di una legge, poi di un’altra, poi di un’altra ancora… e poi di ciò che le collega. Ma chi collega tutte le leggi all’inizio? Zero!
Ecco perché è necessario individuare una Reale Matematica e una Reale Geometria, corrispondenti a dati di fatto e non a ipotesi illusorie, limitate da un infinitesimo che tende al nulla nichilista, e astratte per poter inserire nella matematica infiniti inesistenti. Realtà posseduta.
Se la tendenza è all’unicità, per tornare allo zero se ne deve verificare una frammentazione. L’universo (uno), frammentandosi ha generato la coscienza a disposizione. Quest’ultima, per conoscerlo, deve andare all’origine, così come si va a cercare l’atomo e poi ciò che è ancora più piccolo (i quark), poi ancora più piccolo…
Nella ricerca dell’ancora, ancora e ancora più piccolo, a un certo punto si arriva a qualcosa che non è più osservabile. È censurato. Che cosa? Zero tempo, zero spazio! Singolarità del Big Bang, del Bordo Nulla. Nell’evoluzione delle stelle: Singolarità del Buco Nero; nell’infinitesimo della materia: Singolarità del Vuoto Quantomeccanico (ipotesi). Il tutto correlato ai Quattro Sistemi in un’ipotesi del Bordo Nulla.
Poniamo che sia vera l’ipotesi delle stringhe (non lo è!), si può far diventare osservabile lo spazio all’interno di una stringa chiusa? Se si trattasse di uno spazio cilindrico a raggio infinitesimale (cioè ≃ zero), come è possibile che, “appiccicandogli” sopra le nostre dimensioni, ne rispetti le regole?
Si può rendere osservabile lo spazio nei dintorni di una stringa aperta o chiusa? No.
Il contenitore della stringa non è osservabile. Di conseguenza, attraverso l’osservazione, posso solo giungere a ciò che non è osservabile: Zero, Nulla, Niente. Quindi, perché non terminare con un perfetto e funzionante Vuoto, completamente universalmente collegato?
Ora sorge un altro problema, legato all’osservatore, alle sue dimensioni e anche al suo modo di considerarle.
Prendiamo un normale caleidoscopio e guardiamoci dentro. Cosa vediamo? Innumerevoli forme. Poniamo di non essere soddisfatti e di voler vedere ancora meglio. Immaginiamo di andare a guardare sempre più in profondità, fino a mettere a fuoco esattamente un singolo vetrino verde all’interno del caleidoscopio. Così non vedremmo più tutti gli altri e potremmo dire solo: “è verde”. Se andassimo ancora più all’interno in quel verde, troveremmo una molecola del vetro; se entrassimo ancora di più, fin dentro un atomo del vetro, troveremmo un quark. E andando ancora oltre, dentro il quark, cosa troveremmo? Le innumerevoli immagini dell’intero caleidoscopio. Tutte insieme. Forse unicamente la Base di tutto.
Solo lì sono tutte insieme. Per quale motivo? È variata la rifrazione, è variata la geometria, è variata la matematica. Lì, all’interno del quark, troviamo la contemporaneità di tutte le immagini, di tutte le posizioni dell’intero caleidoscopio, cioè la Base.
Immaginiamo ora un caleidoscopio che sia in grado di formare, con i suoi vetrini in movimento, 10500 immagini. Uno scienziato potrebbe considerare la cosa dicendo: “queste sono le posizioni dei vetrini… la luce cade così… quindi si può calcolare matematicamente che questo caleidoscopio può produrre 10500 forme diverse…”. Forse sono “solo” universi.
Il calcolo matematico è illusorio, in realtà non vediamo tutte le possibili posizioni dei vetrini. Diciamo solo quante sono, un’invenzione: 10500. Tuttavia, procedendo verso l’interno di un solo vetrino, di un solo quark dell’intero sistema, si arriva al punto dove non c’è spazio e non c’è tempo, lo Zero Point Energy, e si ottiene la contemporaneità di tutte le posizioni che il caleidoscopio ha prodotto, di tutti i disegni… o forse è meglio dire universi. La visione di Dio.
È questo lo Zero Point Energy? È solo una concezione metafisico-filosofica?
È questa la contemplazione, è questa la visione dell’Assoluto? Oppure è solo follia?
Nel passaggio, mano a mano cambiano le dimensioni dello spazio, quindi la geometria e con lei la matematica (che si dovrebbe usare con una geometria appropriata). La matematica non è la stessa presente all’inizio del caleidoscopio. Approssimandosi al buco nero, la deformazione spazio temporale implica il cambiamento della geometria.
In prossimità della singolarità di un buco nero, cosa succede? È stato già teorizzato: un istante che, nel fotogramma finale, diventa infinito perché diventa zero. Il fotogramma esiste in eterno nell’orizzonte degli eventi.
Zero e infinito contemporaneamente. Nella nostra matematica l’infinito non viene dopo un conteggio senza fine: 1, 2, 3, 5, 7… cento, un miliardo, un triliardo e così via. Per comodità di calcolo, sembra più “logico” che lo zero e l’infinito siano sovrapposti, specie nel Bordo Nulla (solo un’ipotesi finora).
Così abbiamo quello che è riportato nei testi sacri: “io sono l’alfa e l’omega”, l’alfa e l’omega contemporaneamente, nello stesso spazio zero e infinito: α = zero = ω = ∞. Lo stesso spazio (che dovrebbe essere qualsiasi singolarità, o il vuoto quantomeccanico) e lo stesso Non Tempo.
Non è più concepibile parlare di tempo perché il tempo non esiste, e proprio il protone ne dà l’esempio.
È un errore pensare a “zero tempo” per concepire ancora il tempo. Il tempo non c’è, se non nella mente del mortale essere senziente. Proprio per questa eternità del non tempo io ho lo zero e l’infinito sovrapposti e posso contare fino a 1. Hai voglia a contare fino a…, zero virgola zero zero zero 1 ecc.
Ora però devo cercare di essere logico e individuare le variazioni, all’interno dello spazio e del Bordo Nulla, dei soggetti osservati.
Tornando al caleidoscopio, se procedo verso l’interno avvicinandomi ai vetrini e vedo, ad esempio, il colore verde, vuol dire che ho una visione di tipo molecolare (un insieme di molecole assorbono e riflettono le frequenze dei colori). Ma se vado oltre, l’istante dopo passo a una visione di tipo atomico, e il verde sparisce.
La rifrazione della luce a livello molecolare è simile a quella a livello macroscopico, perché la singola molecola è fatta nello stesso modo dell’intero vetrino, per questo vediamo il medesimo colore. Arrivando alla dimensione atomica non c’è più il colore, a quella subatomica non se ne può proprio parlare. Alla dimensione dei quark è un “gioco” parlare di colori, tuttavia dobbiamo inventare una serie di modi con cui raccontare qualcosa che non si vede (bisogna capire però quanto ci sia di vero in una realtà non analizzabile).
Dentro i quark giungiamo a una dimensione extra, forse il superuniverso, in cui ritroviamo tutti i colori, tutti gli aspetti dei movimenti effettuati all’interno del caleidoscopio.
È esattamente l’informazione del Bordo Nulla, dove ritrovo tutti gli eventi esistiti nell’universo.
Ecco come funziona quel supercalcolatore che è il BoNu (il buco nero e via dicendo): l’informatore assoluto che, affacciato all’eternità, dà valore eterno a tutto ciò che vi perviene come informazione. Ne respinge qualcuna, ma di questo parleremo a tempo debito, sempre se è già scritto nel BoNu per somma di eventi.
L’informazione che riceve il buco nero viene decodificata.
Dicono: “non viene rilasciata quindi non si sa se vada persa o quasi”(2).
Che assurdità! (Anche questa affermazione lo è, ma è così la libertà).
Non può andare persa nel non spazio e nel non tempo perché non è collocata né dimensionata. Non è locata.
Se qualcosa è dimensionato può essere perso, se non lo è acquisisce eternità. Tutto ciò che esiste solo come fenomeno è impermanente, non permane. Tutto ciò che esiste come noumeno, come leggi, permane dopo aver prodotto l’illusorio fenomeno.
Quale legge esiste all’interno del BoNu? La legge dell’eternità. Quindi l’informazione diventa eterna.
Qual è la geometria all’interno di un buco nero? (Più o meno se ne discute). La stessa del BoNu.
È una geometria puntiforme. Ah… puntiforme… tornate indietro: un puntino nell’assoluto nero.
Un puntino dell’assoluto nero contiene un’enorme quantità di luce, perché è esploso: il Big Bang. Un piccolo puntino infinitesimale (potremmo addirittura ipotizzare della grandezza di un quark) fatto nel Super Vuoto(3), ed è esplosa un’enorme quantità di luce, di informazione.
Quale informazione? Quella contenuta in tutti i dati collassati da un’immane quantità di buchi neri nei vari universi.
Nel cominciare a strutturare una nuova geometria, dobbiamo immaginare il più semplice gioco concepibile, un gioco di sfumature che vanno dal nero verso il bianco.
(1) ^ In meccanica quantistica, lo Zero Point Energy (Energia di Punto Zero) corrisponde al livello minimo di energia presente in un sistema quantistico. Nella quantistica dei campi lo ZPE è definito come “energia del vuoto”.
(2) ^Si veda nota 15 del brano “Osservazioni sulla materia chiara e oscura”.
(3) ^Supervuoto o anche vuoto vuoto, cioè Vacuità della Vacuità.