Il Dolore della Somalia
Da decenni in Somalia si sta consumando una tragedia di vaste proporzioni che ha travolto non solo l’assetto politico ed economico del paese ma, evento ancora più grave, ha colpito i somali nella loro dignità di esseri umani.
I gravi e continui episodi di efferata violenza con i quali la popolazione somala è costretta a convivere e l’ abituale mancanza di beni di prima necessità hanno finito con il privare i somali della stessa possibilità di vivere esistenze all’interno delle quali esprimere in maniera libera, serena ed armoniosa le loro potenzialità.
La Somalia, per vicissitudini storiche, manca di una cultura che integri le diversità etniche ed è priva di esperienze significative per quanto attiene alle capacità di autodeterminazione democratica poiché è passata dalla dominazione coloniale ad un timido e vanificato tentativo di istituire una forma di governo partecipata.
I suoi ultimi venti anni (dal 1991 ad oggi) sono stati contrassegnati da conflitti armati e congiure che hanno generato un clima di incertezza sociale e di instabilità politica. Questa situazione ha determinato disagi psicologici di particolare complessità nella popolazione, soprattutto in termini di perdita di senso morale inteso come capacità di percepire il valore fondamentale di alcuni beni come la vita stessa, la libertà, il rispetto delle diversità, e di operare delle scelte che siano espressione di una coscienza libera di esprimersi.
Il fallimento della missione Onu Restore Hope, con il ritiro definitivo delle sue truppe nel 1995, ha decretato l’abbandono ufficiale del popolo somalo ad una condizione di caos. All’interno di questo sistema sociale – caratterizzato da violenze, soprusi, sistematiche violazioni dei diritti umani e rotta privilegiata di traffici illegali – sono oggi presenti generazioni di individui nati e cresciuti nell’esclusiva dimensione del conflitto armato.
L’impegno progettuale per questo Paese si fonda su un duplice ordine di considerazioni.
In primo luogo perché esiste una prossimità culturale e linguistica che favorisce l’instaurarsi di proficue forme di collaborazione: i somali considerano gli italiani loro fratelli.
In secondo luogo, perché i somali presenti nel territorio italiano hanno dimostrato, nel corso degli anni, una notevole capacità d’ integrazione evidenziando comportamenti pacifici e rispettosi delle regole di convivenza: le stime ufficiali mostrano che essi non commettono reati. Questa adattabilità comportamentale è espressione di aspetti positivi dai quali è possibile partire per promuovere, anche in Somalia, una cultura della coscienza che attraverso i valori fondamentali sui quali si esprime l’ essere umano nelle sue migliori capacità di creatività e di relazionalità, possa infine superare le controversie di matrice etnica cominciando dal rispetto delle differenze.
Lo scopo da perseguire è quello di creare le basi formative e terapeutiche, affinché siano ripristinate quelle condizioni materiali e sociali che possano avviare un concreto processo di sviluppo delle coscienze perché solo attraverso la coscienza gli esseri possono trovare la strada che li conduce alla migliore espressione della loro natura.
Diviene, pertanto, importante fornire – attraverso programmi di scolarizzazione e di formazione universitaria – strumenti di conoscenza e di sviluppo per ricostituire il tessuto culturale di una società devastata dalla guerra.
Inoltre, è necessario lavorare con i profughi – fornendo assistenza psicoterapeutica – per aiutarli ad elaborare il trauma della guerra, della conseguente fuga e sradicamento e per sostenerli nella fase di adattamento alla differente realtà sociale.
L’interminabile conflitto ha minato nel profondo la popolazione della Somalia che deve poter di nuovo, senza subire né prevaricare, procedere in maniera sana lungo un cammino di libertà e di dignità.