Noumeno e Fenomeno
Noumeno
Nella filosofia platonica, ciò che è pensato o pensabile dal puro intelletto, indipendentemente dall’esperienza sensibile, ossia le idee. Nella filosofia kantiana è sia l’essenza pensabile, ma del tutto inconoscibile, della realtà in sé, sia il sovrasensibile, l’incondizionato che, posto fuori di ogni esperienza, si rivelerebbe tuttavia alla ragion pratica o coscienza morale.
Noumeno deriva dal greco νοούμενον [noumenon] (ciò che è concepito dall’intelletto) participio presente passivo di νοέω [noeo] (avere intenzione, meditare, pensare, conoscere intellettivamente). Il verbo νοέω [noeo] deriva dalle radici indoeuropee NA e NĀ che indicano l’elemento acqua e, in rari casi, una negazione. In particolare NĀ indica le Acque cosmiche che infondono l’an-ima all’uomo (“an” = soffio vitale, soffio vitale delle acque, il respirare).
Secondo la tradizione indoeuropea, nel respirare, l’uomo inalava ed esalava l’energia vitale portata sulla terra dalle Acque cosmiche generatrici. Inoltre da NĀ, deriva il termine nāman (nome) che indica “modo in cui le Acque divine definiscono le cose”. Inoltre NA, intesa come “no” o “non”, indica il lato oscuro e impenetrabile delle Acque primordiali. Al momento della creazione, le acque oscure diventano manifeste: il fonema “na” si trasforma nel fonema “ka”, per indicare l’aspetto chiaro e visibile delle Acque cosmiche.
In sanscrito il Dharma corrisponde alla Realtà Assoluta del noumeno. Il Dharmadhātu è lo “spazio”, punto pre Big Bang, in cui è “condensato” ciò che poi diviene manifesto. In quanto spazio di coscienza in cui viene “concepita intellettivamente” la realtà del fenomeno, il Dharmadhātu rappresenta il noumeno.
Fenomeno
Ciò che appare, che è conoscibile attraverso i sensi, e che può non corrispondere alla realtà oggettiva. Nella scienza, il termine è usato come sinonimo di evento (fatto, evento provocato o spontaneo suscettibile di osservazione e di studio).
Fenomeno deriva dal latino phaenomenon (fenomeno) e dal greco φαινόμενον [fainomenon] (fenomeno) da φαίνομαι [fainomai] (ciò che si manifesta, mostrarsi, apparire)(1). Entrambi hanno origine dalla radice protoindoeuropea BHAN (“effetto [a] di uno spostamento [h] di energia [b]”, splendere, manifestare, esprimere, parlare).
In sanscrito, tra i vari termini con analogo significato, si trova ghaṭana (evento, fenomeno, connessione o unione con, modo di operare, sforzo, esercizio, essere impegnato in qualcosa) che deriva da ghaṭa (impegnati intensamente in qualcosa, parte di una colonna, limite, confine, sospensione del respiro come esercizio religioso). Tale termine evidenzia il legame tra ciò che accade e la concentrazione necessaria per trovare il collegamento con il noumeno.
Un altro termine sanscrito indicante fenomeno è vastu (fenomeno dotato di efficienza capace di provocare un effetto, materia, entità, questione, sostanza, reale, proprietà, circostanza, oggetto sostanziale)(2).
(1) ^ Dalle stesse radici derivano, in greco, φάντασμα [fantasma] (visione, immagine, apparizione, fantasma) e, in latino phantasma (immagine illusoria, fantasma).
(2) ^ Vastu corrisponde al tibetano dngos-po (oggetto sostanziale o fenomeno dotato di efficienza capace di provocare un effetto).