Il collasso del cubo di Penrose – IV Parte
Qualsiasi cosa venga detta, è un “Quanto” dell’Assoluto. Ma “detto” quando? Sempre. Tutto ciò che è stato detto dell’Assoluto negli infiniti universi, cosa sarà? Un “Quanto”, ovvero la misura più piccola di una qualsiasi concezione dell’energia. L’energia degli infiniti esseri esistenti negli infiniti universi non è altro che un “Quanto” dell’Assoluto.
Siamo talmente “piccoli” che tutti insieme facciamo un “quanto” dell’Assoluto. Nei processi evolutivi e di coscienza, si va avanti in maniera graduale nelle interazioni tra i Quattro Sistemi.
Nello schema dei Quattro Sistemi in interazione complessa ho riassunto l’inizio di questa Teoria del Tutto, così il lettore se ne potrà fare un’idea. Ho cercato di spiegare l’ipotesi alla base di questa ricerca. Se ci sarà bisogno di chiarimenti, ognuno ponga a se stesso le domande e nel “silenzio” del DMN la sua stessa mente, se potrà, gli risponderà.
Avvicinarsi con la ragione all’ordine esplicato, al fenomenico, agli eventi, agli “io”, all’“io sono” (ossia a tutto il molteplice) non vuol dire avvicinarsi alla Realtà ma allontanarsi, a volte, dalla visione più profonda. Forse immergersi in se stessi alla ricerca del noumeno ci approssima a quel sottile che può giungere a intuire l’Oltre.
Faccio un esempio. Se guardiamo un quadro da 12 metri di distanza siamo lontani dalla Realtà delle cose poi, quando ci avviciniamo e guardiamo le “pennellate della Realtà”, ci accorgiamo che sono diverse, sempre di più. Osservando da vicino un dopinto di Van Gogh mi accorgo, dalla violenza dei segni, che la sua situazione psicologica non era forse delle migliori, in base all’idea che spesso si ha dell’arte. Ma questo è un altro sistema, sempre teso all’Oltre.
Cosa guardiamo? Qual è la Realtà? Il quadro che ci hanno raccontato? Quello che vediamo? O piuttosto l’entanglement con le particelle che l’artista ha vissuto?
Avvicinandoci nel sottile riusciamo a osservare la pennellata, la profondità, l’impasto che il pittore creava. Usava quei colori perché era daltonico? Era un malato mentale? I suoi quadri sono belli se guardati da lontano, ma da vicino?
Ognuno vede le cose come meglio crede… Ma se mi avvicino ancora di più, fino a guardare le molecole del colore e poi vado ancora più profondamente e arrivo ad osservare gli atomi. Di chi sono?
La Realtà è ancora più sottile… che entanglement c’è con le particelle che formavano il corpo vivo dell’artista? Possiamo immaginare quello che vogliamo. Nella molteplicità, qual è la Verità? Qual è la Realtà? La inventiamo, si può dire qualsiasi cosa.
Avvicinandoci, ci accostiamo alla Realtà e perdiamo quella visione che, pur sembrando reale, non è altro che fenomeno, ordine esplicato. Più ci avviciniamo nel sottile, più perdiamo l’apparente, illusoria realtà fenomenica e più troviamo l’Unicità. Sapete dov’è l’Unicità? Oltre lo stesso noumeno, o ordine implicato, nel tipo di vibrazione e complessa interazione nel Bordo Nulla delle particelle che compongono la tela.
Credere che l’artista racconti la sua natura più profonda con il pennello e il colore è un errore terribile. Il “crostarolo” usa il cervello e gli altri strumenti, che sono fenomeno, per dipingere le sue “croste”. L’arte, al contrario, è l’ordine implicato, il noumeno. Sono le particelle del quadro a dover comunicare la più profonda condizione dell’essere che ha dato vita al dipinto, alla scultura, alla musica o a qualsivoglia tipo di arte.
L’arte non è ciò che vedo, è ciò che sento nel profondo. Colui che dal proprio profondo, dal proprio intimo, dalla propria Anima trasmette l’arte, la trasporta dentro le particelle della tela, al di là dello stile.
È la natura interiore che conta. Tutto l’ordine esplicato, tutto il fenomenico racconta un’apparenza, un’esteriorità senza sapori. Ciò che c’è nel sottile, nel profondo – che non si vede – può trasmettere qualcosa che si sente, come una natura sconosciuta dell’essere e del non essere.
Alcune opere trasmettono qualcosa di meraviglioso, ciò che l’artista stava vivendo nella sua più profonda essenza vibratoria. Questo deve trasmettere un’opera d’arte. Il “crostarolo” lavora con la corteccia cerebrale, con un po’ di neuroni “abili e addestrati”.
Ciò che viene trasmesso dalla natura più sottile, più profonda, e dal funzionamento in DMN non è computabile, specie la percezione del BoNu. Questa per me è Realtà, la mia.
Ciò che invece è computabile è la meccanizzazione di una realtà: eventi che non sono quelli analizzati ma altri, diversi e a volte lontani dalla Realtà.
Il livello di coscienza dell’umanità(1) determina ciò che riusciamo a intuire. Siamo obbligati a una serie di regole, la prima delle quali è: non prevaricare la coscienza degli esseri. Così per l’uomo della strada, spesso poco interessato a queste tematiche, il racconto di quanto è stato scoperto dalla scienza sembra creare ancora più caos.
Gli antichi maestri spesso usavano parole come “sembra”, “pare”, “forse”, “può darsi”… la libertà di interpretare nell’ascoltatore non va limitata. Ricordate che con loro non è mai come sembra, dietro c’è un processo di “intenzioni” dovuto alle interazioni dei Quattro Sistemi, e tutto ciò fa parte della coscienza evolutiva.
Se ci sono dati sufficienti per effettuare aggiustamenti si propongono migliorie, senza forzare il sistema che risponde alle complesse interazioni Coscienza-Onda particelle-libertà e impedisce ogni costrizione. Ogni mente oppone la propria resistenza, la propria libertà.
In un’intervista apparsa su “La Repubblica”, Robert Laughlin affermò: “Nietzsche ha detto una volta che si perde la fiducia in un supposto esperto quando si scopre che non sa spiegare le cose semplici”(2). Se non si sa raccontare in maniera semplice, vuol dire che non si sanno cogliere gli aspetti di quel momento di coscienza dell’umanità.
L’energia manifestatasi dopo il Big Bang è una disarmonia apparente del Nulla. Per comprendere meglio possiamo rifarci alla teoria del “sombrero”(3). Come si fa un sombrero? Si intreccia la paglia in modo da formare una superficie piatta, poi si dà un “pugno al centro”, ed ecco il sombrero. Schiacciando la cupola la superficie ritorna piatta.
La teoria del “sombrero” non è altro che la teoria della formazione dello spazio attraverso l’Energia dell’Assoluto che in un Punto Fa una Crepa, e nasce l’universo.
Il “pugno” lo dà Lui: un punto così sottile che, quasi zero, produce un infinitesimo universo. Poi ritira il “punto”, ma senza tempo, pertanto il sombrero appare e scompare. Così è l’universo. L’energia di un intero universo in un senza tempo, per un pugno così sottile che parte dallo Zero e sembra divenire un “sombrero” spaziale, universale.
I piani del cubo rappresentano la coscienza(4), ovviamente distorta dai processi naturali del ricondurre l’Assoluto a Se Stesso.
Facciamo collassare al centro il punto della gravità quantistica, insieme a tutto quello che c’è dietro. Tutte le facce collassano allo zero centrale, lo stesso punto in cui nascono, in teoria, i processi di ricerca e di consapevolezza acquisiti dalle coscienze all’interno dell’universo. In un progetto di evoluzione che attraversa più universi, in continua nascita evoluzione fine.
Il cubo si espande e implode continuamente. L’ipercubo cresce in base all’aumento di coscienza degli esseri senzienti e alla complessa interazione dell’universo e dei Quattro Sistemi… Ma questo è solo un racconto a parole, cioè un altro evento, diverso da quanto raccontiamo. Non scordiamolo. Chi scrive spesso lo dimentica e confonde la storia con la realtà! Il libro è scritto. “Punto”. Questo è Reale. Ciò che raccontiamo non si può chiamare Realtà!
(1) ^ E specificatamente il personale livello.
(2) ^ La Repubblica del 1 Febbraio 2006.
(3) ^ Secondo la teoria del big bang, il periodo inflazionario avrebbe determinato due effetti sostanziali, uno geometrico e uno fisico. Per spiegare le conseguenze fisiche è spesso utilizzato il classico esempio del sombrero. Il “sombrero” è una rappresentazione schematica dei livelli di energia (ovvero gli stati permessi dal sistema a temperatura di 0°C) immaginata come una pallina che rotola dalla cima del tipico cappello messicano fino ad oscillare alla base. Quando l’energia è alta, la pallina (all’apice del sombrero) ha una totale simmetria rotazionale nello spazio, a questo punto si ipotizza uno stato di equilibrio come se fosse poggiata su un piano tangente orizzontale (ortogonale nello spazio tridimensionale). Al diminuire dell’energia, la pallina inizia la discesa alla rottura della propria simmetria, diminuendo i modi rotazionali fino ad assestarsi ad un livello di minima energia. Raggiunge così il piano orizzontale minimo, rappresentato dal bordo del cappello (dove avrà minori dimensioni spaziali e minori possibilità di orientarsi).
(4) ^ O meglio, tentano di rappresentarla, ma in realtà non lo fanno perché sono solo un “evento grafico”.