Dubbi sul tendente all’infinito

Dopo aver esaminato la materia nelle sue dimensioni microscopiche, passiamo a riflettere sul macrocosmo e la sua natura. Se consideriamo l’universo come un sistema che “organizza” intelligenza, si può supporre che esso abbia uno dei suoi innumerevoli inizi in quello in cui attualmente ci troviamo, con il fine di “trasmutare” in nuovi innumerevoli universi: 10500(1) è l’immane numero ipotizzato. Così pochi? Per tutte le interazioni possibili?(2)

Nel loro lavoro, The Grand Design(3), Stephen Hawking e Leonard Mlodinow affermano, seguendo la teoria quantistica, che il cosmo non ha una singola esistenza ma, piuttosto, ogni possibile storia dell’universo esiste simultaneamente. Questa teoria permette di predire il multiverso, secondo cui il nostro è solo uno dei molti universi che appaiono spontaneamente dal nulla, ognuno con diverse leggi della natura.
I due scienziati vorrebbero teorizzare, da “dentro” uno degli universi, l’esistenza di altri innumerevoli – se non infiniti – “recipienti”, con i loro spazi e “tempi” diversi. Tuttavia, “teorizzare”, “ipotizzare”, “fantasticare” su molteplici spazi tempo, immersi in uno solo, è come teorizzare i virus e i batteri presenti in un bicchier d’acqua ed essere uno di loro, senza conoscere il “bordo” che ci contiene (il contenitore), né la grandezza del bicchiere, né perché siamo insieme in quell’ambiente anche se così diversi.
Hawking e Mlodinow ritengono inoltre che la teoria M(4) consenta una spiegazione delle leggi che regolano il multiverso e possa condurre alla “teoria del Tutto”. Ma sarebbe ancora necessaria l’idea di un Creatore?

A questo punto sembra opportuno chiedersi: e se il “Gioco” avesse come obiettivo la Coscienza?
Mi piace pensare a un universo a base 4(5), che cammina verso il 5 per un processo evolutivo logico e matematico. Non posso dire “infinito” perché l’infinito è inconoscibile. L’essere può conoscere solo ciò che è finito (pieno) e, all’incirca, il vuoto considerabile dalla sua coscienza, già “pieno” della considerazione di ciò che si è creato dal vuoto stesso.

Ma il vuoto è conoscibile?
Non essendo (cioè “mancando”) in teoria il vuoto è la censura di se stesso con se stesso. “Presenza” che, con la sua “assenza”, impedisce ogni indagine. Diviene così “il confine” del sapere dalla parte dell’infinitesimo verso, mentre l’altro verso è l’irraggiungibile confine cosmico.
Infinitesimale e infinito sono, dunque, due confini inafferrabili, non due “certezze” scientifico-matematiche.
Non possiamo teorizzare, infatti, che il pensiero si estenda fino a esprimersi con il “termine” infinito, e la medesima cosa si può dire per l’“incalcolabile”. Che “termine” è, se il pensiero non può raggiungerlo perché produce un termine di per sé limitato, anche dal valore della stessa parola?

L’idea di evoluzione è già impedimento alla concezione dell’infinito, in quanto sottintende un processo graduale: ha un inizio ed è “a termine”, come le stelle. Ma finisce con la coscienza nei “dintorni” dei soli, oppure si inoltra per interazione fino al loro profondo, grazie alle stesse particelle?
Questo illusorio uso di un “termine” a cui non si vuole dare termine è solo mentale e dell’essere, non ha una realtà fisica a cui riferirsi. Qualsiasi forza concepibile – le tre conosciute e la quarta (gravità?) – è limitata, così come lo sono le dimensioni: le tre spaziali della geometria euclidea, le 11 teoriche della fisica dei quanti e il tempo, organizzato solo dalla coscienza, quindi, vero limite della velocità. Tutte queste cose si trovano dentro un universo limitato, dal momento che ha un inizio ed evolve in una direzione ben precisa. Inconoscibile, ma che prospetta un termine con il consumarsi delle stelle e con la loro evoluzione in buchi neri… e forse, dopo, una nuova esplosione o Big Bang.

In conclusione, non si può descrivere niente di Reale inserendo nelle formule un teorico infinito per aggiustare un “minimo” di Creato. Creato che non riusciamo a comprendere perché l’essere non concepisce i suoi limiti, quindi i Suoi confini (non li concepisce oppure, a volte, non li vuole ammettere).
Teorizzare un indefinito infinito, quindi, è solo cercare di liberarsi della prigione del “fuori” perché non si vive la libertà “Dentro”, ebbrezza che provano gli esseri identificati con lo Spirito. Non, come si dice, una conquista dell’infinito ma una perdita delle misure e delle dimensioni, quindi degli io: costruttori di identità, costrette a loro volta a organizzare centri-confini-appigli e poi a perderli, senza Reali “punti” su cui basare collegamenti per un pensiero logico. Caos di innumerevoli frequenze e onde che si intrecciano nel cosmo, come informazioni obbligate dove l’essere sembra perdere ogni riferimento.

La nuova cosmologia non deve essere solo matematica organizzata con termini impossibili da concepire quali “infinito” e “infinitesimo”, né con gli inverosimili calcoli utilizzati in prestigiosi consessi scientifico-matematici facendo finta di niente… così, tanto per procedere, per riempire l’albergo infinito di David Hilbert.(6)
Hilbert manipola il suo pensiero e quello di chi lo legge trattando l’infinito come se fosse un oggetto finito, e lasciando senza risposta chi è digiuno di nozioni scientifiche. Quello che chiama “infinito” è solamente un indefinito senza fine, un teorico infinito potenziale. Un’inutile manipolazione che trasforma ciò che è reale e oggetto di pensiero in un indefinito che non risponde più alla logica della coscienza umana, ma a quella di chi vuole una popolazione con l’unica aspettativa di sopravvivere senza sapere. Anche se l’idea della ricorrenza – procedura “di un passo e poi di un altro” senza fine – sembra logica, è solo potenziale.
È pensiero senza fine, di per sé finito perché pensiero; non è concepibile o utilizzabile dalla scienza e dalla matematica, tanto per… È un concetto filosofico ma non tanto, perché diventa Oltre, anche se unicamente per la teologia, per la metafisica e forse per l’arte sacra.

In teologia l’infinito è Solo Attributo di Dio, e questo già separa la concezione matematica dall’Infinito Divino, filosofico e metafisico.
La Perfezione è caratteristica dell’Illimitato Assoluto, non di teorie geometriche, di prospettive che terminano alla fine dello spazio di un foglio, di una tela, di un artistico disegno, e dello schermo di un computer.

NOTE:

(1) ^ Joseph Polchinski e Raphael Bousso del Berkeley Center for Theoretical Physics affermano che si può presumere l’esistenza di 10500 universi.

(2) ^ Nel 2007, Lawrence Rudnik, dell’Università del Minnesota, scoprì un’immensa “voragine” che non emetteva fotoni – quindi totalmente vuota di materia – a una distanza tra i sei e i dieci miliardi di anni luce dalla Terra. Laura Mersini-Houghton, fisica e cosmologa, docente presso l’Università della Carolina del Nord ipotizzò che questa voragine fosse la traccia di un’interazione avvenuta tra il nostro universo e uno compatibile al momento della nascita del cosmo.

(3) ^ Hawking S., Mlodinow L. The Grand Design. Bantam. New York, 2010.

(4) ^ La teoria-M, enunciata per la prima volta da Edward Witten nel 1995, poggia sull’equivalenza sostanziale tra 5 diversi modelli di superstringhe. Questa equivalenza giustificherebbe la convinzione di aver identificato indirettamente una teoria unificante, detta appunto “M teoria”, in grado di fornire una descrizione esauriente delle interazioni fondamentali sulla base di pochi principi essenziali. D’altra parte si nutrono dubbi che la M teoria sia veramente la teoria unificante, in quanto i 5 modelli di superstringa (definiti in 10 dimensioni) sono equivalenti ad una supergravità in 11 dimensioni, che però non è basata sul modello di stringa.

(5) ^ Il numero 4 è uno dei più ricorrenti, sia alla base della vita quotidiana che di molte filosofie, religioni e scienze. Ad esempio, oggetti di uso comune come tavoli, sedie, mobili, stanze e campi da gioco di quasi tutti gli sport sono basati sul numero 4. I cicli temporali sono spesso divisi in 4 fasi: 4 fasi del giorno, 4 stagioni, 4 fasi lunari, ecc. Anche lo spazio è spesso legato al numero 4: 4 punti cardinali, 4 direzioni principali della rosa dei venti, 4 quadranti definiti dagli assi cartesiani del piano. Altri esempi sono: le 4 basi azotate che costituiscono il DNA, i 4 Vangeli del Nuovo Testamento, le 4 Verità del Buddha, ecc.

(6) ^ Il famoso matematico David Hilbert (1862-1943) raccontava spesso la storia di un albergo con infinite stanze, numerate a partire da 0: Camera 0, Camera 1, Camera 2, …, Camera n, e così via. Secondo Hilbert, una delle caratteristiche più sconcertanti di questo hotel sarebbe stata che, anche se al completo, era sempre possibile trovare una stanza per i nuovi ospiti. Se arrivava un nuovo ospite bastava spostare l’Ospite 0 nella Camera 1, l’Ospite 1 nella Camera 2, e così via. Tale operazione è lecita perché le stanze sono infinite. L’Ospite nuovo si può mettere nella Camera 0, ora libera. E se fossero arrivati infiniti altri ospiti? Basterebbe mettere i primi n ospiti nelle camere pari e i secondi n ospiti nelle camere dispari. E così via…