L’Arte
Infiniti probabilmente, per quante sono le infinite sfumature che diversificano gli innumerevoli esseri…
Tra i modi di “attraversare se stessi per attraversare il mondo”, quello dell’artista non poteva che incuriosirci ed affascinarci, forse più degli altri, per alcune sue particolarità ed evidenti paradossi.
L'”artista”, da un punto di vista psicologico, è considerato come tipo “tormentato”, per il suo essere sempre in bilico tra gli opposti dualismi della vita, sospeso tra virtù e vizio, libertà e disciplina: … spirito e materia, presunzione e inferiorità, pigrizia e iperattività, silenzio e logorrea.
In questo “carattere” l’originale convergenza delle diverse modalità evolutive conferma e amplifica gli aspetti psicologici problematici e destrutturanti, particolarmente propizi per il rimodellamento dendritico. Infatti la formazione artistica, che nei primi anni richiede un notevole sforzo cognitivo per l’acquisizione di una preparazione e di precise abilità e competenze, una volta superato tale periodo, avrà bisogno di una fase di liberazione e superamento della stessa capacità tecnica, in un continuo gioco di affermazione, negazione e trascendimento della stessa, al fine di integrare quanto appreso da un punto di vista sia “fisiologico” che mentale.
Il percorso consiste nella ricerca di impulsi … al di sopra dello scibile umano, attraverso quell’entanglement con frequenze di livello superiore capaci di condurre al profondo dell’essere, cioè all’identità e alla perdita dell’identità, per raccontare attraverso l’Arte, finalmente, forma ed ‘Oltre’ ciò che è concepibile. Quindi, “trasdurre dall’Assoluto” per esprimere l’inesprimibile, al di fuori del tempo e dello spazio, richiede esplicitamente il superamento della propria identità limitata, in modo che l’opera d’arte nasca in qualche modo “da sé” e rappresenti la trasduzione delle profondità dell’essere.
Per fare questo occorre che il cervello si predisponga gradualmente a esserne il veicolo ideale e adeguato.
Le capacità dell’artista, i suoi punti di riferimento e la sua stessa struttura caratteriale sono quanto di più indefinito, oscillante e in continuo mutamento possiamo immaginare. È il “tormentato” che, per definizione, non ha una direzione e non può avere una struttura né rigida né definita. Al contrario deve costantemente “destrutturarsi”, anche a costo di perdere continuamente le coordinate per l’auto-definizione della propria identità.
Sono questi i migliori presupposti per la creazione di un “terreno fertile” dal punto di vista neurofisiologico, dove la presenza stessa di processi di sinaptogenesi e neurogenesi diviene portatrice di strutture fisiche particolarmente adeguate.
I meccanismi cognitivi di apprendimento utilizzati in un percorso di formazione artistica conducono ad un incremento delle modificazioni plastiche delle strutture cerebrali (formazione di sinapsi, rimodellamento dendritico, neurogenesi); il vissuto psicologico legato all’eventuale attraversamento di particolari tappe evolutive.
In questo modo si evidenzia la “capacità” dell’Arte di promuovere le potenzialità neuroplastiche.