Ruolo della famiglia nella formazione di modelli affettivi

Nella famiglia si sperimenta una complessa costellazione di esperienze emozionali che mettono in gioco schemi comportamentali, rappresentazioni di sé e dell’altro in una continua condizione di ambivalenza

Ogni relazione umana è caratterizzata dal riconoscimento della differenza, della singolarità e, contemporaneamente, della dipendenza reciproca. Tale riconoscimento rende possibile il dialogo, condizione ideale per una crescita volta a realizzare un equilibrio tra l’affermazione di sé come individuo e come membro di un sistema sociale.

La famiglia è uno dei sistemi umani in cui si sperimenta una complessa costellazione di esperienze emozionali ed entrano in gioco schemi di rapporto nonché rappresentazioni di sé e dell’altro in una continua condizione di ambivalenza. Ciò risponde ad una logica dicotomica che contempla tendenze contrastanti quali la soggettività e l’appartenenza, la continuità e il cambiamento, il bisogno di autonomia e quello di intimità. Tale condizione promuove lo sviluppo di un’autonomia intrapsichica e interpersonale permettendo di mantenere vivo il processo d’individuazione. Inoltre consente di progredire emotivamente dalla dipendenza all’indipendenza conservando, in condizioni di sanità, la capacità di muoversi dall’una all’altra.

In famiglia è possibile esperire il rapporto tra realtà interna ed esterna, strutturare l’identità personale e sperimentare investimenti affettivi che possono favorire lo sviluppo di una soddisfacente sfera affettiva. La famiglia è anche matrice di significati e assume il ruolo di contesto sociale, di luogo di apprendimento, di costruzione, elaborazione e rielaborazione della storia dei suoi membri. È il luogo dove l’individuo sviluppa la capacità di ordinare e plasmare il flusso dell’esperienza in termini di eventi significativi, fino ad arrivare alla formazione di uno stile cognitivo che si riflette sulle modalità comunicazionali e relazionali.

I rapporti che si sperimentano nel sistema famiglia dovrebbero assumere caratteristiche contenitive e insieme evolutive, così da permettere un clima di fiducia per esprimere bisogni ed emozioni legati agli investimenti affettivi e per sviluppare la capacità di essere in relazione. Una buona capacità di relazione implica la possibilità di tollerare la mancanza di essa e di una continua conferma.

Il processo evolutivo dell’individuo è continuo e procede per ristrutturazioni successive della personalità. Ogni sua tappa comporta una lacerazione, spesso dolorosa, e una ridefinizione delle relazioni intra ed extrafamiliari e successivamente la riorganizzazione del sistema individuale e parentale per raggiungere un nuovo assetto, maggiormente funzionale. Tutto ciò è reso possibile da una struttura familiare sufficientemente “flessibile”, in grado di tollerare una disorganizzazione temporanea in vista di una rinnovata stabilità. Disorganizzazione è sinonimo di incertezza, confusione, destabilizzazione, ma è la condizione specifica per il raggiungimento di una nuova funzionalità.

Il compito dell’essere nelle diverse tappe evolutive è la separazione e l’individuazione. Egli infatti è impegnato a risolvere l’identificazione con i propri genitori (separazione) e, a partire da essa, a costruire un’identità unicamente sua (individuazione). Le relazioni familiari dovrebbero consentire lo svincolo e la separazione emotiva dalla famiglia d’origine soprattutto nel delicato momento di transizione dallo stato di adolescente a quello di giovane adulto. In famiglie “rigide”, caratterizzate da immodificabilità della relazione genitori-figli, da iperprotettività e controllo, il soggetto potrebbe non riuscire a compiere in modo adeguato il proprio processo di separazione, individuazione e costruzione dell’identità.

La mancanza di un contesto familiare accogliente, accomodante e contenente non permette lo svilupparsi di un clima di fiducia per esprimere bisogni ed emozioni e di tollerare la mancanza di una continua conferma. Ciò potrebbe determinare nell’individuo una generalizzata difficoltà a relazionarsi affettivamente. Un adulto cresciuto in un ambiente familiare così deprivato instaurerà rapporti con gli altri guidato solo dalle istanze dell’io.

FONTI:

Marisa Malagoli Togliatti e Umberta Telfener. Dall’individuo al sistema. Bollanti Boringhieri. Torino, 1991.
Salvator Minuchin. Famiglie e terapia della famiglia. Astrolabio Ubaldini. Roma, 1997.
Murray Bowen. Dalla famiglia all’individuo. Astrolabio Ubaldini. Roma, 1979.